• LA PELLE : una breve lettura psicosomatica

    La pelle disegna le parole dell’anima.

    Racconta più visibilmente di ogni altro organo i segreti, le emozioni da proteggere, i pensieri inespressi.

    La pelle è  uno degli organi più complessi, è uno scudo che blocca ciò che invade e contemporaneamente è esposta ad attacchi, è un limite tra “il dentro” e “il fuori”, esprime l’individualità.

    Nell’importante contatto tra pelle e pelle prende origine il processo di delimitazione psichica.

    Heidegger si chiedeva se veramente fosse la testimonianza della nostra anima.

    L’antropologo David Le Breton ha provato a dare risposte in merito sostenendo nel suo saggio “La pelle e la traccia” che la cute è indumento che indossiamo e che ci ricorda la nostra identità. Un confine quindi e una carta d’identità nella quotidianità per socializzare, percepirsi e determinare la consapevolezza del Sè, l’individualità.

    Può essere territorio di bellezza e di attrazione oppure di repulsione.

    Fenichel illustre fisico e psicanalista, sulla base del collegamento fisiologico della pelle col sistema nervoso vegetativo identificò quattro funzioni cutanee:

    • Mezzo di protezione dagli stimoli disturbanti esterni ed interni.

    • Ricezione e attuazione delle manifestazioni di angoscia.

    • Trasmissione di istinti sessuali.

    • Manifestazione di conflitti riguardanti eros, vergogna e narcisismo.

    Per R.Spitz, psichiatra e psicanalista ungherese che compì studi su bambini affetti da eczema, la reazione cutanea del bambino rappresenterebbe la domanda alla mamma per incitarla all’affetto.

    Eric Wittkower, pioniera della medicina psicosomatica in Europa, riconobbe nelle malattie cutanee il ruolo importante dell’impulso sessuale.

    Di rilievo la sua opera: “I fattori emozionali nei disturbi cutanei”.

    I DISTURBI della pelle sono indicatori preziosi, simboleggiano una conflittualità rivolta all’altro, uno sforzo di portare nel sociale il proprio vissuto, sono una protesta silenziosa a cui dover prestare ascolto.

    L’ACNE sembra mostrare il percorso attraverso il quale costruire la propria identità, un avanzare verso la capacità di mettere una barriera alle ingerenze e al condizionamento ambientale col fuoco trasformativo delle emozioni e dei bisogni negati. Coinvolge dunque l’area emotiva che conduce alla trasformazione psichica.

    La PSORIASI si manifesta come una corazza a scaglie bianche che nascondono una superficie rosso fuoco. Le scaglie indicano la volontà di proteggersi da qualcosa. Il rossore sottostante simboleggia l’accendersi delle emozioni non vissute. Il conflitto tra desideri inespressi e la paura di lasciarsi andare accelera il ciclo di rigenerazione dell’epidermide, come un tentativo della vecchia ‘pelle psichica’ di liberarsi e crearne una nuova.

    La persona con ECZEMA in genere trattiene per paura di esporsi al giudizio. La passione e gli interessi che ardono, gli intimi desideri, i talenti sono bloccati e rifuggiti, perdendo l’occasione di un importante cambiamento.

    Coloro che soffrono di queste o altre malattie della pelle spesso riconducono le sensazioni alla dimensione cutanea. Anche nel linguaggio accade questo e alcune espressioni sottolineano l’universalità di questi vissuti:

    “Lo capisco a pelle”, “mi è piaciuto a pelle” indica la tendenza a conoscere l’altro sulla base dell’intuizione.

    “Ho i nervi a fior di pelle” si riferisce ad uno stato emotivo negativo che si manifesta in modo visibile.

    “Amici per la pelle”, “Rischiare la pelle” rimandano al concetto di vita.

    “Pelliccia” e “Rognoso” indicano note caratteriali.

    E poi ancora, “mi fai arrossire”, “mi fai venire la pelle d’oca”,”non sto più nella pelle”…il lessico della cute si nutre di un’emotività più o meno bloccata.

    E’ possibile prevenire questi disturbi? O è inevitabile somatizzare le emozioni trattenute e a volte neanche riconosciute?

    Importante è individuare le dinamiche che scatenano questi sintomi ed avere giusti atteggiamenti ridando così NUOVA VITA ALLA PELLE.

    1. SII Più ATTIVO e chiediti: “Voglio veramente fare questa cosa?”, “Cosa di diverso potrei fare?”

      Impara anche a dire no nonostante tu sia cresciuto forse in un ambiente che ha scoraggiato la libera espressione dei tuoi sentimenti.

    2. ACCETTA il nuovo e ricercalo quotidianamente anche nelle piccole cose: una strada diversa da percorrere per raggiungere il posto di lavoro, un nuovo cibo da assaporare, una rivista diversa da leggere…

      Non opponendo resistenza ed abituandoti al nuovo, anche la pelle diverrà più elastica agli imprevisti.

    3. GUARDA, SENTI, PENSA agli eventi della vita, alle relazioni, alle cose in modo diverso, come se fossi un altro te stesso, senza giudizio.

    4. DISEGNA o SCRIVI le tue emozioni soprattutto quando ribollono rischiando di straripare.

      Prenditi un momento per te, procurati un foglio e matite colorate e lascia che prenda forma un’immagine, anche in tutta la sua semplicità.

      Oppure scrivi, scrivi liberamente dando voce all’inespresso.

    Dott.ssa Lorena Rosetti psicologa

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