• IL DADO FATTO IN CASA

    INGREDIENTI:

    200 gr di sedano

    3 carote

    1 cipolla grossa rossa

    1 zucchina

    110 gr di prezzemolo

    20 foglie di basilico

    2 rametti di rosmarino

    15 foglie di salvia

    150 gr di sale integrale

    1 spicchio d’aglio

    olio extra vergine di oliva q.b.

    Tagliamo le verdure e le mettiamo in pentola (molti consigliano quella di coccio) senza acqua, coperte di sale e poi chiuse col coperchio. Dopo un’ora e mezza aprire il coperchio: si sarà formata anche l’acqua, lasciamola evaporare poi frulliamo il tutto e riempiamo gli stampini del ghiaccio. Così avremo i nostri dadi già belli e pronti e quando si è freddato, mettiamo in congelatore!

     

    Vedi articolo “il dado è tratto”

    Claudia

    fonte: www.corrinforma.com

  • IL DRENAGGIO LINFATICO

    ” Sentire i fluidi che si muovono sotto le mani: semplicemente esaltante! Per i fissati come me nel percepire i movimenti tramite la sensibilità manuale, le tecniche di drenaggio rappresentano forse l’approccio più “semplice” per entrare in contatto con i fluidi corporei. Provo a spiegare il mio approccio in questo “sentire” manuale diverso rispetto ad altre tecniche osteopatiche. E’ all’ordine del giorno parlare con persone che hanno a che fare con ritenzione idrica, gonfiore, circolazione “difettosa”. Spesso pazienti e amiche mi chiedono consigli per diminuire la sensazione di pesantezza e così balza sempre alla mente il drenaggio linfatico! Ma che cos’è in realtà il linfodrenaggio? Cosa si va a stimolare applicando queste tecniche? Ha effetti terapeutici significativi? Aiuta a “sgonfiarsi”? Prima di rispondere a queste domande provo a spiegare in maniera semplice e, spero, comprensibile cosa di anatomico e fisiologico c’è alla base del drenaggio linfatico. Innanzitutto prendo in considerazione l’apparato circolatorio linfatico: questo sistema accompagna quello arterioso e venoso e, se vi capita di guardare un’immagine di anatomia, accanto ad un’arteria ed una vena, troverete un vaso linfatico spesso colorato dai disegnatori in bianco o giallo. I vasi linfatici hanno origine in periferia, incontrano linfonodi trasportando linfa, poi si dirigono verso i tronchi principali (ad es.il dotto toracico). Fanno parte del sistema linfatico anche organi linfonodi (come la milza, le tonsille, le adenoidi, il timo). Il sistema linfatico provvede al drenaggio del liquido interstiziale, zona clou per lo scambio cellulare a carico di tessuti ed organi (la linfa, tra l’altro, contiene lipidi, zuccheri, proteine e molto altro), quindi di fondamentale importanza mantenerlo “in salute”. Se fatto bene il drenaggio linfatico aiuta l’organismo negli scambi cellulari, poiché questo sistema è implicato in molti processi tra cui quelli infiammatori e quindi di difesa immunitaria. Quindi le tecniche di drenaggio linfatico, precedute da un’anamnesi adeguata sono utili per “sgonfiarsi” (quindi dal punto di vista estetico), ma questo perché alla base si vanno a “ristabilire” funzionamenti difettosi di tessuti ed organi. Generalmente le tecniche di linfodrenaggio prevedono una stimolazione del sistema dalla periferia verso le regioni linfonoidali anatomicamente più sviluppate in modo da promuovere il flusso linfatico. Risulta ancora più efficace però quando si riesce a captare ciò che causa il ristagno di liquidi. Mi riferisco ad esempio a tensioni muscolari o lievi stati infiammatori di qualche organo che limitano il drenaggio naturale. Agire anche alla base del “ristagno” potenzierebbe gli effetti del linfodrenaggio e oltre a dire addio al gonfiore promuoverebbe processi terapeutici naturali (come l’eliminazione di tossine e sostanze di rifiuto). Infine, ricordando che lo scorrimento ottimale della linfa è aiutato dall’azione dei muscoli, è sempre consigliata attività fisica e tante belle risate (che stimolano addominali e buonumore)! ”

    Ianira.

  • Aspetti della dieta vegetariana

    Andando avanti negli anni aumentano l’informazione e la consapevolezza nei confronti di ciò che mangiamo e, di conseguenza, decidiamo di adottare un’alimentazione piuttosto che un’altra spinti dalla coscienza e dal senso critico. Arrivano pazienti con domande sempre più pertinenti e con idee chiare sulla linea che vogliono seguire. Di solito sono atleti che hanno bisogno di un aiuto su come bilanciare la dieta e come suddividere i pasti a seconda dell’allenamento o della performance. I vegetariani e i vegani sono in crescita e si avvicinano a queste abitudini sia per idee personali sull’equilibrio psico-fisico (quindi oltre alla dieta, hanno uno stile di vita legato anche ad alcune religioni e attività) sia per il rispetto per gli animali e l’ambiente. Le diete vegetariane possono essere: permissive (latto-ovo vegetariane o solo latto o solo ovo), restrittive (vegane o vegetaliane) e diete ulteriormente restrittive (granivori e fruttariani). In linea di massima, di solito, il vegetariano distribuisce, durante la giornata, 4-5 pasti: a colazione consuma yogurt o latte con frutta, cereali o pane; a pranzo e a cena sceglie tra cereali, legumi, verdure cotte e crude formaggio o uova. Solitamente durante gli spuntini vengono consumate frutta fresca e/o secca. Nella dieta vegana sono presenti alimenti esclusivamente di origine vegetale quindi legumi, cereali, semi, frutta (fresca e secca) ed alghe. I vantaggi di diete di questo tipo sono il basso livello di grassi saturi e colesterolo e il poco carico renale ed epatico. E’ da sottolineare che una dieta vegetariana equilibrata e bilanciata offre benefici significativi per quanto riguarda la prevenzione e il trattamento di disturbi cardiovascolari, diabete, ipertensione, osteoporosi. Inoltre, è una dieta che, con i giusti accorgimenti, può essere protratta per tutta la vita e resa possibile ad adolescenti, bambini, donne in gravidanza/allattamento e ad atleti anche a livello agonistico. Nell’alimentazione vegetariana riscontriamo ottimi contenuti di fibre alimentari, magnesio, boro, acido folico, sostanze antiossidanti come vitamina C ed E, carotenoidi e fitocomposti.

    vegpyramid

    La VegPyramid è così strutturata:

    – 7 porzioni di cereali al giorno (preferibilmente integrali)

    – 5 porzioni di legumi, frutta secca e cibi con proteine. Tutti i giorni deve essere consumata frutta secca. (1 porzione di cereali o legumi = 30 gr secchi)

    – 4 porzioni di verdure (aumentare il consumo di quella verde-scuro e giallo-arancio) 1 porzione di verdura = 100 gr

    – 2 porzioni di frutta fresca intera (1 porzione = 150 gr)

    – i grassi devono essere consumati con estrema moderazione (olio di oliva)

    Cos’è che manca nella dieta vegetariana? Quali sono i nutrienti critici? Domanda intelligente. Innanzitutto c’è carenza di FERRO (rispetto alla dieta onnivora); per quanto riguarda la dieta vegetariana, il ferro è reperibile nelle cime di rapa, insalate, radicchi verdi, fagioli, lenticchie, pane integrale, piselli e frutta disidratata (albicocche, prugne, uva sultanina). Il CALCIO e la VITAMINA D (necessario per la costruzione dello scheletro e denti) sono altri due nutrienti critici. Il calcio si trova nella soia (“latte” di soia e tofu), succo d’arancia fortificato e cime di rapa, oltre al latte e derivati per chi non segue una dieta restrittiva. La vitamina D viene sintetizzata durante la nostra esposizione al sole (quasi tutti lavoriamo al chiuso e la nostra esposizione al sole è veramente scarsa) ma non è ben presente nelle diete, anche se ormai ovunque riusciamo a reperire alimenti fortificati. Comunque consiglio l’integrazione di vitamina D sempre e comunque per tutti. Lo ZINCO è necessario per la giusta attività del sistema immunitario e nella dieta vegetariana lo troviamo nei legumi, tofu, noci, miso, cereali integrali e semi di zucca (oltre al latte per chi non segue la dieta in senso stretto). E’ logico che lo zinco, contenuto negli alimenti appena indicati, è in quantità minori rispetto allo zinco che è presente negli alimenti di origine animale. Per quanto riguarda la quota di acidi grassi polinsaturi, di solito è maggiore rispetto a quella dei saturi. In natura, troviamo in gran quantità gli omega-6 mentre dobbiamo incentrarci sugli omega-3, che scarseggiano nella dieta vegetariana in quanto non vengono consumate fonti dirette di DHA e EPA. Due porzioni di cibi ricchi di omega-3 consentono di mantenere il giusto rapporto tra omega-6 e omega-3. Il consumo di alghe (kombu, wakame, nori) può avere come scopo l’assunzione di omega-3 se utilizzate crude per non denaturare gli acidi grassi. Arriviamo al clou: la VITAMINA B12. Nella dieta vegetariana è essenziale integrarla (deve essere assicurato un assorbimento quotidiano di 1.5 mcg al giorno) a meno che non vengono consumati cibi addizionati di vitamina B12 come i cereali per la colazione.

    Quindi, concludendo, una dieta vegetariana o vegana, se ben bilanciata, non ha carenze dal punto di vista di micronutrienti. E’ da considerare spesso un’integrazione di vitamina B-12, zinco, vitamina D e calcio e, in atleti, anche di creatina. Inoltre, la dieta vegetariana, offrendo livelli ottimali di vitamina C, vitamina E e betacarotene aiutano a ridurre lo stress ossidativo.

    Claudia

    – Materiale ispirato e tratto dal Sa.N.I.S. e lavori di vario tipo come “Fueling the Vegetarian (Vegan) Athlete” di Joel Fuhman e Deana M. Ferreri e “Vegetarian diets: nutritional considerations for athletes” di Venderley AM, Campbell WW-

     

    fonte : www.corrinforma.com 

  • Frida e il magico mondo dell’osteopatia

    Il lavoro a volte regala degli incontri speciali…
    Un giorno come tanti mi trovavo a trattare una paziente, una ragazza con una classica lombalgia. Durante la valutazione osteopatica noto qualcosa di “strano” nella regione del bacino. Ho la percezione della presenza di un processo infiammatorio ed associo quello che sento ad un calcolo vescicale.

    Lì per lì non trovando riscontro con la ragazza (nessun sintomo specifico associabile), penso di aver fatto una super mega gaffe!
    Faccio finta di niente e concludo il mio trattamento nella zona sacro-utero-vescicale.Una settimana dopo… “Non era un calcolo. Sono incinta” E sono stati sorrisi di gioia.

    Quel giorno ho “incontrato” Frida per la prima volta, certo, con un piccolo errore di valutazione! Forse Claudia era incinta da appena un mese e già si sentiva la vitalità di quell’ “agglomerato di cellule che si stavano differenziando”!

    Un’esperienza unica.

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    frida_e_claudia_1

    [su_spacer size=”9″]Guardo Fridina e prima ancora la mamma con profonda gratitudine. Ho seguito Claudia durante tutta la gravidanza, praticamente dalla fase embrionale al parto, compreso il travaglio.
    Vi domanderete: “a che serve andare dall’osteopata quando si è in dolce attesa? ”
    Be’, partiamo dal presupposto che durante i 9 mesi la gestante è soggetta ad una miriade di cambiamenti, ormonali, strutturali, umorali.
    E tutti questi fattori creano necessariamente una modificazione del corpo. L’osteopatia non fa altro che promuovere la capacità dell’organismo di adattarsi ai cambiamenti. Spesso infatti compare mal di schiena, stipsi, pubalgia ed altro ancora. I sintomi sono soggettivi, ogni donna è un mondo a se.
    Utile è il trattamento osteopatico anche quando il nascituro non si presenta in posizione cefalica. I bambini podalici infatti ( che “intenderebbero “ nascere con i piedini o il sedere, come Frida ad esempio) possono essere più liberi di “girarsi” con l’aiuto della manipolazione osteopatica.

    Questo favorisce una maggior probabilità di poter partorire naturalmente quando magari si è indirizzati al parto cesareo.
    Frida forse era arrabbiata o forse era troppo tranquilla nel grembo della mamma. Alla fine “ si è lasciata trattare” e ha deciso di andarci di testa… verso il nuovo mondo!!
    Così abbiamo continuato con un bel trattamento preparatorio al parto per favorire la mobilità dell’osso sacro e di tutto il bacino.
    Ammetto che tra noi tre è nato un legame fortissimo, uno scambio continuo di bella energia e quindi… Claudia mi ha chiesto di stare con lei durante il travaglio.
    E quella la ricordo come una delle esperienze più toccanti della mia vita. Una donna sofferente, distrutta, forse un po’ impaurita ma c’era un’atmosfera unica che dietro i lamenti dati dal dolore manifesta solo il miracolo…il miracolo della creazione e della nascita in questa vita.
    Concludo il mio breve racconto con una frase che una delle persone più sagge che conosco, mia madre, mi disse qualche anno fa, quando ancora non ero in grado di captare le sue parole cariche di significato. Lo faccio augurando anche a chi sta leggendo di prendere tra le righe questo messaggio come una cosa cara da portare dentro. “Il tuo primo incontro sono stata io, ma prima avevo incontrato tuo padre. Che la tua vita sia piena di incontri e che ognuno di essi possa darti qualcosa, soprattutto quello che tu vuoi .
    Il mio incontro con la “paziente Claudia” mi ha dato addirittura più di ciò che “volevo”, quello che desideravo… Siamo infatti diventate oltre che grandi amiche, collaboratrici di lavoro. Teniamo corsi a gestanti dove si parla di alimentazione in gravidanza e del mio lavoro. Ogni volta l’entusiasmo ci porta a nuove scoperte e interessanti progetti. Un semplice grazie per l’intesa lavorativa che abbiamo non basta. Allora dico: grazie all’osteopatia, grazie alla nutrizione, grazie ai “malati” e ai “guariti”e soprattutto grazie alle persone che la vita “casualmente” ci pone davanti.

    Ianira.